martedì 9 marzo 2021

PRIMULE


Giornate floreali, fredde e solitarie, queste di inizio marzo. Arriva il fine settimana, e come accade da circa sei mesi a questa parte scelgo apposta sentieri pressoché sconosciuti dalla massa con il preciso scopo di incontrare meno gente possibile. Nel frattempo mi godo la parte iniziale della primavera, quella fuggevole parte dell'anno che a tratti si confonde ancora con l'inverno: il periodo che preferisco. Dal sottobosco ancora grigio e secco fanno la loro improvvisa comparsa anemoni, campanule, bucaneve, i primi cornioli gialli e naturalmente le primule.
Primule che tempo fa qualcuno aveva frettolosamente proposto come simbolo di rinascita dopo la pandemia. Una trovata pubblicitaria alquanto ingannevole: sono sempre più convinto che dovremo ormai attendere molte fioriture di primule prima di assistere ad una parvenza di rinascita o normalità. Sempre che il fatto di ritornare alla normalità sia di per sé qualcosa di desiderabile, certo. Sorvoliamo. Da un sacco di tempo frequento sempre gli stessi posti vicino a casa nelle mie uscite domenicali, causa motivi di forza maggiore. L'esplorare e l'osservare cedono gradualmente il passo al riflettere, e mi viene sempre più spontaneo un esercizio che tempo addietro mi ero proposto come compito saltuario: provare ad indagare sul significato e sulle ragioni che mi spingono ad indossare zaino e scarponi e ad andarmene, anche da solo, per contrade abbandonate.
Mi è successo anche ieri pomeriggio mentre camminavo nel bosco, quando attraversando qua e là le ultime macchie di neve che ancora resistono nei punti d'ombra ho espresso in silenzio un paio di considerazioni. Nei tempi oscuri che stiamo vivendo (io li identifico come un medioevo 2.0, e sulle ragioni di questa convinzione tornerò magari in separata sede) perfino un semplice viandante deve fare di necessità virtù: diventare più autonomo, nel senso di imparare a fare affidamento sulle proprie forze ed i propri mezzi; se non proprio una via di uscita, sforzarsi almeno di immaginare una possibile direzione verso la quale muovere i propri passi.
Sono propositi che possono servire anche per la vita quotidiana, sebbene magari non risolvano nulla di pratico. Ma quando il gioco si fa duro, spesso sono proprio i visionari che scoprono qualche sentiero nuovo, ed intuiscono cosa ci potrebbe riservare il futuro.
Poi, non servirebbe nemmeno dirlo, se il servizio sanitario nazionale decidesse una buona volta di darmi un appuntamento per una salutare iniezione di fiducia nella chiappa destra (ma anche la sinistra  è disponibile, con entusiasmo), si guarderebbe all'avvenire con tutt'altro atteggiamento.


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