sabato 22 dicembre 2012

IMPRONTE SULLA NEVE

Inverno al bivacco Menegazzi, Pale di San Martino
Domenica 16 Dicembre 2012: PALE DI SAN MARTINO, bivacco Menegazzi (m 1737). Passeggiata invernale con le ciaspe con partenza da Villa Sant’Andrea nei pressi di Gosaldo (m 1221) lungo comoda mulattiera, sebbene ripida nel tratto iniziale. Ritorno a valle per la stessa strada. Circa 600 metri di dislivello, 2 ore fino al bivacco, 1 ora per la discesa. Meteo limpido, ma con molta nebbia che ha oscurato il cielo per molte ore del giorno. Neve abbondante al bivacco. Curiosi e suggestivi effetti di luce causati dall’alternanza di nebbia e sole in contrasto con le pareti di roccia soprastanti.

La neve fresca in alta montagna ha sempre qualcosa di fiabesco in queste gelide e cristalline giornate di inizio inverno. La sensazione risulta perfino rafforzata su questi pascoli e boschi sopra Gosaldo dove si stenta a vedere anima viva e ci troviamo lontani mille miglia dal turismo di massa. Le frazioni che compongono il Comune di Gosaldo, sulla strada che porta al passo Cereda ed a mezza via tra le due vallate dell’Agordino e del Primiero, sono ormai una terra di nessuno che si popola quasi soltanto nei fine settimana e le piste da sci sono qualcosa di pressoché sconosciuto. I gruppi di case, raccolti tra loro a formare dei piccoli borghi dall’aspetto molto antico, sono curati ma essenziali.

Sotto e di fronte di noi, seminascosti della nebbia che poco a poco si alza fino a nascondere l’intero cielo azzurro, si notano rispettivamente il Canàl del Mis con i suoi tormentati ricordi dell’alluvione 1966 ed il gruppo montuoso del Cimònega che degrada verso Campotoròndo ed i Piani Eterni. Ci troviamo in uno degli angoli più caratteristici e dimenticati della montagna bellunese ed agordina.

Fa uno strano effetto camminare con le ciaspe e gli scarponi pesanti su una coltre di neve dove non è ancora transitato alcun bipede, ma soltanto una lepre solitaria che ha lasciato la sua caratteristica serie di impronte sulla galaverna. Sembra a prima vista un luogo abbandonato ed oltremodo silenzioso a causa del freddo, ma una volta addentrati nel bosco dietro le case ci accorgiamo che in realtà non lo è affatto: sul manto bianco sono evidenti le tracce del passaggio di intere famiglie di caprioli, cervi, forse anche qualche timida volpe a caccia di piccole prede.

Il sentiero che sale verso il bivacco Menegazzi è pieno di deviazioni, e ad un certo punto di rendiamo conto di non essere i primi: davanti a noi sono ben evidenti le bàleghe (impronte, in dialetto bellunese) di un altro ciaspolatore che è stato più mattiniero di noi. Sono affascinanti, le tracce sulla neve: danno sempre l’impressione di un libro aperto sulla natura ed offrono lo spunto per qualche metafora o similitudine che riguarda la vita. Sulla neve alta avanzare è faticoso specialmente quando la neve non è più farinosa, ma col passare dei giorni si è formata una dura crosta ghiacciata. Ecco dunque che ci fa piacere scoprire che qualcuno davanti a noi si è già sciroppato la parte più difficoltosa aprendo una pista, e che seguendo la traccia del suo passaggio si suda molto meno.

Avanzare in modo parallelo sulla neve alta è una sofferenza abbastanza inutile: molto meglio darsi il cambio come bravi ciclisti e “tirare” un po’ a testa in modo da conservare le forze e limitare la stanchezza del combattimento contro la neve alta. Naturalmente però ci sono delle controindicazioni: il secondo ciaspolatore ha la vita più facile rispetto al primo, ma deve per forza di cose seguire il suo passo e la sua andatura, alternando i passi alla medesima lunghezza. Il che, mica è sempre facile o raccomandabile.

È preferibile dunque seguire pedissequamente le tracce di un pioniere o di un capobranco soltanto per ragioni di opportunità, oppure al contrario scegliere in modo autonomo la propria via di salita accettando di fare più fatica e magari anche la possibilità di sbagliare strada? Difficile da dire, così sui due piedi: ognuno decida per sé. Noi intanto scartiamo a causa della troppa neve la deviazione per la vicina casèra Camp, ed assetati battiamo in ritirata per la stessa via di salita alla ricerca di un boccale di birra.

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