domenica 3 febbraio 2019

PESSIMI ELEMENTI

Le Marmarole, dal monte Trànego.
Domenica 20 Gennaio 2019: DOLOMITI DEL CENTRO CADORE, salita al rifugio Antelào (m 1800 ca.).

Ci sono occasioni in cui perfino luoghi non comuni devono cedere il passo di fronte all'evidenza dei pur scontati ed antipatici luoghi comuni. Non ci sono più le stagioni di una volta? E va ben, lo hanno capito ormai tutti con l'eccezione più unica che rara dell'amministrazione Trump, presso la quale in ogni caso gioca un ruolo non secondario il calcolo politico ed elettorale a breve termine. Ma torniamo a casa nostra e ai nostri cari, inflazionati luoghi comuni: molto più che altrove, la montagna è infatti ormai un luogo non comune dove le conseguenze dei luoghi comuni sono più evidenti.
Consideriamo per esempio una situazione pratica al limite della banalità, come la preparazione del bagaglio per un'escursione in quota di difficoltà medio / bassa: nel bel tempo che fu, l'assetto dello zaino sarebbe stato drasticamente diverso in ambito invernale oppure estivo, nonostante qualche necessaria precauzione dettata dalla possibilità dei repentini cambi meteorologici più probabili nella stagione calda.
Al giorno d'oggi, soprattutto per un non sciatore come il sottoscritto, la faccenda è alquanto cambiata: pur essendo necessario viaggiare con abbigliamento pesante di scorta nello zaino, occorre anche prevedere un vestiario a cipolla in caso di presenza del famigerato vento favonio (detto anche phoen o vento di caduta) che sempre più spesso scalda gli animi e mette a dura prova anche la tenuta delle vegetazione più resistente; le ciàspe restano una necessità soprattutto per i versanti in ombra dove il vento accumula la poca neve disponibile, ma in alcuni tratti di sentiero scoperto diventano inutili ed è meglio caricarle in spalla; un paio di ramponi rappresenta un'utile risorsa in caso di neve dura o brevi tratti di ghiaccio vetrato, ma diventa un intralcio quando l'innevamento è talmente scarso e discontinuo da far affiorare ciottoli e fondo roccioso in grado di compromettere il filo delle punte d'acciaio ed il senso dell'equilibrio del povero camminatore.
Certo, si tratta di esempi dozzinali. Ciò che mi preme sottolineare, in linea più generale, è che simili esilaranti situazioni dove l'escursionista diventa quasi la vittima del proprio equipaggiamento presentano una doppia chiave di lettura. Da un punto di vista ottimistico, i mutamenti climatici offrono al camminatore l'opportunità di allenare i muscoli delle spalle, trasportando sulla schiena per pura precauzione un sacco di materiale che non utilizzerà. Da una prospettiva più cinica e disincantata, gli elementi meteorologici scombinati di questi tempi - pessimi elementi a tutti gli effetti - ci insegnano invece la loro natura repentina ed imprevedibile: dove una settimana prima la neve si misurava secondo la scala dei millimetri, oggi si spala a colpi di mezzo metro al giorno. Una conferma di più che i luoghi comuni, oltre ad essere scontati e banali, possono anche dar luogo a non comuni rotture di palle.

Partenza a piedi dalla frazione di Pozzale nei pressi di Pieve di Cadore e successiva salita, lungo un giro in senso antiorario, alla volta di forcella Antracìsa passando per ciò che un tempo era il rifugio Prapiccolo. Sosta per il pranzo al rifugio Antelào (aperto) e ritorno a valle lungo la strada bianca del monte Trànego. Circa 900 metri di dislivello, per 16 km e 5 h di percorrenza effettiva. Meteo fresco e limpido, nonostante qualche nuvola innocua che a tratti mascherava il sole.

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