sabato 5 gennaio 2013

OMAGGIO ALLA STANGA


Un'immagine d'epoca del ristorante Alla Stanga
Prima ancora che un ristorante ed una locanda storica, un luogo dell’anima; un punto di partenza per escursioni e scalate sui monti della valle del Cordevole, oppure una sosta per i viaggiatori di passaggio tra la Valbelluna e l’Agordino; lo sguardo che si perde ipnotizzato nella guizzante fiamma dell’antico larìn, caratteristico caminetto delle case bellunesi, mentre dalle pareti vetusti trofei di camosci e caprioli richiamano alla memoria epiche avventure di caccia su queste montagne così aspre e dure.

Presso il ristorante Alla Stanga, da poco inserito nella lista dei locali storici del Veneto, è facile sentirsi un po’ come a casa propria. Non si tratta di pubblicità. Lo sapeva infatti già bene anche lo scrittore ed alpinista bellunese Piero Rossi, che negli anni Settanta del secolo scorso descriveva in questo modo il Canal d’Agordo:

La valle è quasi disabitata. Si incontra solo qualche casa sparsa, poi, dopo lo sbocco di Val di Piero, l’antica locanda de La Stanga (posta di cavalli), dove continua la tradizione di una meravigliosa cucina valligiana, tramandata dalle sorelle Zanella, due straordinarie vecchine, che accoglievano l’ospite in malo modo: «No avón gnént ancói, andé magnàr in Àgort, che magné mejo!»(1). Bastava conoscerle ed aver pazienza e si gustavano leccornie impareggiabili! Ed anche oggi…

E ancora, nel seguente passaggio:

La locanda Alla Stanga è stata, fin dai tempi dei primi pionieri della Schiara, una tappa d’obbligo, simpaticamente ricordata negli scritti del Tomè, del Merzbacher, del Vinanti, ecc. Essa venne attivata nel 1850 dai fratelli Carlo e Giuseppe Zanella, che avevano assunto l’appalto dell’Imperial Regio servizio postale, fra Belluno ed Agordo. La locanda serviva anche da esattoria del pedaggio (donde il nome). Ne curò la gestione, sino al 1901, epoca della sua morte, Giuseppe Zanella, considerato il miglior cacciatore di camosci della zona. Nel 1901 subentrò il fratello Carlo, anch’egli famoso cacciatore. Con lui collaborarono i nipoti, eredi di Giuseppe, che poi tennero alta la rinomanza della casalinga cucina, sino ai nostri giorni. In particolare, Domanico, detto Meneghéto, esperto cantiniere (1891-1965), Rosina (1873-1971) e Maria (1886-1972), veri numi tutelari del famoso foghèr o larìn della Stanga, fin in più che veneranda età, note e care ad intere generazioni di alpinisti(2).

Poco tempo fa, il locale oggi gestito da Patrizia e Luca è anche comparso nel prologo del libro a fumetti Ararat, la montagna del mistero del disegnatore Paolo Cossi, dove i protagonisti della storia ambientata tra Italia ed Armenia dialogano tra loro circondati da pittoresche comparse che ricordano la fisionomia di alcuni personaggi della storia dell’alpinismo. Ancora più di recente, le vicende che hanno interessato la locanda costruita da Andrea Segato - fratello del più conosciuto Girolamo - e le diverse generazioni di gestori l’ultimo secolo e mezzo (l’albergo è stato edificato nello stesso periodo dell’unità d’Italia) sono state raccontate nel volume monografico La Stanga di Sedico, storia di una località, di un albergo e di Giuseppe Zanella straordinario imprenditore (autore Gianni De Vecchi, Edizioni DBS, Rasai di Seren del Grappa, novembre 2012). Il libro, per quanti fossero interessati, è in vendita presso il locale.

(1) Traduzione dal dialetto bellunese – agordino: «Non abbiamo niente oggi, andate a mangiare ad Agordo, che mangerete meglio!». Brano tratto da Piero Rossi, IL PARCO NAZIONALE DELLE DOLOMITI, Belluno, Nuovi Sentieri Editore, 1976.
(2) Citazione da Piero Rossi, SCHIARA, collana Guida dei Monti d’Italia, edizioni CAI-TCI, Milano, 1982.

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