giovedì 6 dicembre 2018

LUNGA VITA AL LUPO

Il ritorno del lupo su Dolomiti e Prealpi bellunesi è ormai documentato ed accertato: nonostante si tratti di un avvenimento previsto con diversi decenni di anticipo a causa delle trasformazioni dell'ambiente naturale, le reazioni degli abitanti della montagna alla ricomparsa di questo predatore sono tuttavia particolarmente accese ed ostili, spesso addirittura di segno opposto alle manifestazioni di quasi simpatia e benevola tolleranza registrate nei confronti di un altro visitatore importante come l'orso.
La colpa non è del tutto nostra: paghiamo lo scotto di secoli, se non addirittura di millenni di paure ataviche sepolte nel nostro inconscio, secondo le quali alcuni fenomeni ostili della natura sarebbero una vera e propria epifania del male. Insomma, viviamo ancora nella favola di Cappuccetto Rosso: il lupo più simpatico che ricordiamo è Ezechiele dei fumetti Disney, ma comunque gli preferiamo di gran lunga Pietro Gambadilegno. Con una breve ricerca nei siti internet "specializzati" sull'argomento possiamo perfino apprendere con abbondanza di "prove" che tutti gli abitanti delle terre alte sarebbero ormai potenzialmente in pericolo di vita: se non adeguatamente contenuti, i lupi avrebbero la tendenza a «moltiplicarsi esponenzialmente» (gulp..., n.d.r.) ed a «impadronirsi progressivamente del territorio degli uomini» (orgh..., n.d.r.); senza reazione preventiva da parte umana, i lupi potrebbero addirittura «invadere le nostre case come avveniva nel medioevo» (eeek..., n.d.r.). Si salvi chi può, e ricordatevi di mettere al sicuro la nonna.
Scherzi a parte, non si tratta di negare gli inevitabili problemi che la ricomparsa di un predatore come il lupo può determinare. Dal mio modesto punto di vista di semplice abitante della montagna, valori come la convivenza e l'equilibrio rappresentano in ogni caso una scelta migliore rispetto alla scontata opzione dello sterminio ai danni di un animale ritenuto a torto come nocivo. La sesta estinzione di massa degli esseri viventi è in corso, ci insegna la scienza, e se intendiamo rimediare è necessaria una rivoluzione culturale: l'egemonia senza criterio da parte di homo sapiens crea più problemi di quanti ne risolve.
Poiché infine mi piace lasciare la parola a quanti ne sanno più di me, segnalo un'interessante intervista sull'argomento, pubblicata circa un anno fa sul Corriere delle Alpi di Belluno e riproposta sul sito internet di Mountain Wilderness.

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