giovedì 8 dicembre 2011

L'ALTRO GESTORE (BOZEN, 1915)

Comunicazione di servizio: a partire da oggi giovedì 8 dicembre 2011 il Blog di Marco Conte trasloca definitivamente su questo nuovo recapito http://ultimoponte.blogspot.com/, nei prossimi giorni raggiungibile anche col normale indirizzo alias http://www.marcoconte.eu/.

La vecchia pagina Splinder resterà consultabile fino alla dismissione del servizio prevista per fine gennaio 2012, ma non verrà più aggiornata. I vecchi contenuti del blog dal 2006, almeno quelli meritevoli, verranno periodicamente riproposti in un'apposita rubrica, che ho voluto chiamare In soffitta.

Comincio con questo breve racconto del 2008 dove si parla di rifugi alpini, gestori e scomode montagne.
*** ***

È dura l'esistenza del gestore di un rifugio alpino. È un grande, oneroso impegno per te e la tua famiglia quando, dai primi di giugno fino alle soglie dell'autunno, la tua abitazione si trasferisce in alta quota e comincia l'alpeggio dei turisti sempre pronti a pretendere, degli alpinisti rompiballe e dei villeggianti in cerca di aria buona. È oltremodo faticosa quando ogni mattina, dopo un calcio alla sveglia sulle 4.30 e il primo tè al limone preparato per i climber che si alzano con le galline, agguanti ancora assonnato la moto da trial e ti precipiti a fondovalle: al parcheggio ti attende il tuo furgone pick-up, mentre nella lontana Valbelluna sta per iniziare una lunga giornata di lavoro davanti ad un monitor ed in compagnia della cornetta di un telefono.

Alla sera ricomincia tutto in senso opposto: qualche rifornimento di vettovaglie in negozio sulla strada per il ritorno e poi via, sali di nuovo in alta quota per un'altra notte al cospetto dei Monti Pallidi. Ci sono mattinate eterne in cui avresti quasi voglia di appoggiare la testa allo schermo del computer e di schiacciare un pisolo, ma a riportarti tra i vivi ci pensa uno squillo del cellulare. Sono un paio di scalatori rimasti bloccati sulla grande parete d'argento: non riescono più a trovare l'uscita della via, ed hanno pensato bene di chiederti un consiglio per togliersi dai fastidi. E così ritieni opportuno fornire loro quattro indicazioni a memoria su quale direzione prendere, in che fessure avventurarsi, su quali chiodi fare affidamento. Infine, come se niente fosse, riprendi a pianificare la spedizione aerea del giorno diretta in Australia.

Un fisico solo bestiale non sarebbe sufficiente. Tutti i giorni per  quattro mesi, anno dopo anno, con qualsiasi condizione meteorologica. E intanto il tempo passa. Ti ricordi una volta quando eri ancora bambino, ma insieme a tuo fratello stavate già in montagna perché tuo padre era già gestore prima di te: un rifugio alpino è come un piccolo regno e l'onere di dirigerlo passa di generazione in generazione nella stessa famiglia, un po' come il costume dell'Uomo Mascherato. I ghiaioni ai piedi della grande parete erano il vostro parco giochi e quella volta, spostando qualche sasso, avevate riportato alla luce una strana scatoletta metallica piena di ruggine con una scritta ancora nitida: "Bozen, 1915".

Ricordi cosa era avvenuto in seguito? Un rapido esame del contenuto aveva rivelato l'origine del reperto: si trattava di derrate alimentari delle truppe austriache risalenti quasi a mezzo secolo prima, ed imprigionate per lungo tempo nel frigorifero naturale dei detriti di dolomia. La carne in scatola, perché di questo si trattava, era ora frollata al punto giusto. Non erano ancora arrivati gli anni dell'abbondanza e del consumismo, ed insieme a tuo fratello prendesti una decisione apparentemente saggia: un simile tesoro non poteva andare sprecato e ve la divideste dunque con equità, mezza scatola a testa. Il mal di pancia vi costrinse a letto per una settimana, ma alla mamma non raccontaste nulla e scongiuraste così almeno una sonora dose di scapaccioni.

Al giorno d'oggi i tempi sono cambiati, e la guerra appare sempre più lontana. Ogni tanto tuttavia capita ancora, nei fine settimana più affollati di turisti, che qualcuno chiami in rifugio per segnalarti qualcosa che non funziona. Proprio come oggi: squilla il telefono, tu rispondi, chiedono se puoi prenderti un paio d'ore per andare a controllare su quel sentiero in alto sotto la parete, dove sotto un mucchio di sassi un escursionista ha rinvenuto i resti di un ordigno bellico. Miseriaccia... proprio oggi con tutta questa gente doveva succedere? Percorri i ripidi tornanti del sentiero, e alla fine la bomba è proprio lì: un bel dispositivo inesploso risalente alla grande guerra, ancora in grado di recare danno a cose e persone. Che fare, come rimediare?

Conosci bene gli artificieri, sono già venuti altre volte a risolvere altri problemi come questo: se devi tornare quassù una seconda volta per accompagnarli, quelli sono sicuramente capaci di portarti via una giornata intera. Di colpo ti viene l'ispirazione: estrai l'ordigno con mille cautele dal ghiaione, lo infili nello zaino in mezzo alle magliette di ricambio e scendi tranquillo in rifugio. Salti in moto cercando di assumere un'aria innocua e ti porti a valle cercando di non dare troppi scossoni al bagaglio che hai sulle spalle: non si sa mai, se la spoletta decide di sgranchirsi le giunture, stavolta potrebbe anche finire male...

Alcuni giorni più tardi, in un posto più comodo ed appartato alla presenza delle forze dell'ordine, ha luogo la deflagrazione d'ordinanza. Agli amici in ufficio racconterai che la bomba, una volta fatta brillare, ha lasciato nel terreno un buco grande come un tavolo. E i colleghi, rimasti allibiti e senza parole, potranno solo pensare che non sei esattamente un gestore fuori dal comune: sei proprio fuori di testa.

[Limana, 23 maggio 2008]

Nessun commento:

Posta un commento

Caro lettore, questo blog è moderato, e per commentare è necessario prima registrarsi.